Il pericolo del sovrappeso e dell’obesità si lega al troppo grasso viscerale
É una storia vecchia ma ancora non è entrata nella routine degli italiani l’abitudine a tenersi “sotto controllo” per il peso.
Negli ultimi 30 anni la percentuale degli italiani che dal sovrappeso sono passati all’obesità è pressochè raddoppiata. Purtroppo siamo il paese del sole, della pasta e della pizza, ma anche del vino buono e delle grandi tradizioni culinarie! un vero dramma! purtroppo lo è, dato che questi risultati si legano poi ad un aumento di una gran quantità di disturbi e malattie.
Il problema dell’aumento del peso si lega al fatto che la percentuale di tessuto adiposo aumenta e diventa troppo in confronto alla massa magra (muscolare). Non tutti accumuliamo il grasso nella stessa maniera. Di fatto è ben noto che ci sono 2 forme fisiche di sovrappeso/obesità, quella a “mela” e quella a “pera”.
Non è l’amore per la frutta che ha portato a questa distinzione bensì il modo concui il grasso si è deposto.
Chi ha la forma a mela è abbondante a livello dell’addome, con il grasso localizzato in profondità nell’addome e minimamente nel sottocute. Coloro che sono definiti con la forma a pera hanno invece il grasso disposto maggiormente nel sottocute dell’addome verso gli arti inferiori ed i glutei. Anche se apparentemente sono grassi, quelli fatti a “pera” non hanno le problematiche di quelli a “mela” perché il loro modo di avere il grasso lo vede metabolicamente meno attivo.
É ovvio che non c’è da scherzare troppo, non si deve pensare che si è fortunati ad essere delle pere invece che delle mele! il problema è che è ormai ben definita la misura della deposizione del grasso sul nostro corpo ed è bene che ognuno di noi si tenga controllato. Ci sono delle misure antropometriche che in aggiunta al peso in kg, ci danno ben precisa misura di come siamo messi col grasso.
Il National Cholesterol Education Program Adult Treatment Panel negli USA ha definito che si parla di Sindrome Metabolica (SM) ogni qual volta la circonferenza addominale è superiore a 102 cm nei maschi e superiore a 88 cm nelle donne. Questa misura è presa con un metro da sarta che parallelamente al pavimento misura la circonferenza addominale al di sopra della cresta iliaca, dopo una espirazione rilassata.
Ci sono altri modi di misurare il sovrappeso o l’obesità tra cui quello ben noto è il calcolo della massa corporea (BMI = body mass index), calcolato come rapporto tra il peso in Kg e l’altezza espressa in metri, elevata al quadrato (Kg/m2). Il risultato è comunque sempre lo stesso e cioè un indice che il peso è superiore a quello che dovrebbe essere.
Il problema pratico è che questi modi di calcolare la massa corporea non danno indicazione di dove si collochi il grasso e solo una visita antropometrica accurata (per rilevare la forma a mela o a pera) può dare indicazioni al pari di esami strumentali complessi come la risonanza magnatica. Di fatto è l’accumulo del grasso a livello viscerale (e non sottocutaneo!) che si porta dietro il rischio di una costellazione di anormalità metaboliche tra cui la famigerata insulino resistenza, la iperinsulinemia (compensatoria della aumentata insulino resistenza), la iperglicemia, il diabete di tipo 2, la ipetrigliceridemia, le dislipidemie, indici di infiammazione aumentati, alterazione dei livelli delle citokine plasmatiche.
Studi recenti assai ben strutturati hanno dimostrato che tutti questi fattori negativi che l’eccesso di peso determina non si perdono se il grasso (sia sottocutaneo o viscerale) è rimosso chirurgicamente. Infatti la insulino resistenza e la iperinsulinemia non migliorano assolutamente dopo rimozione chirurgica del grasso ma solo dopo avere adottato una terapia dietologica e di attività fisica così da indurre una progressiva riduzione del grasso accumulato determinando una riduzione della dimensione delle cellule del tessuto adiposo. Questo determina anche una riduzione del grasso in altri organi tra cui il fegato.
Anche il bendaggio gastrico o il by-pass gastrico sono delle possibili risoluzioni al problema dell’obesità, ma solo il primo dei due è rimovibile. Ambedue determinano una riduzione dell’introito alimentare sia in termini di volume che di calorie e permettono una buona riduzione del peso con riduzione dell’adipe. Questa riduzione di peso permette di allontanare il rischio di iperglicemia, iperinsulinemia reattiva ed insulinoresistenza ma se al momento della eliminazione del bendaggio gastrico non si è imparato a mangiare ed a fare attività fisica, il rischio di tornare obesi è altissimo. É di fatto una questione di cervello e di auto controllo.
Una cosa sostanziale da sapere è anche cosa fa la differenza tra grasso viscerale e grasso del sottocute. É questa una differenza sostanziale che spiega molto anche del perché e del per-come certei soggetti sono a rischio per un tipo o per l’altro di sovrappeso/obesità.
Il tessuto adiposo viscerale ha una grande abbondanza di recettori per i glucocorticoidi ripetto al tessuto adiposo sottocutaneo e questo può vedere una maggiore predisposizione all’obesità viscerale (a mela) in chi ha una maggiore attivazione dell’asse ipotalamo-ipofisi-surrene, determinando come conseguenza una maggiore mobilizzazione di zuccheri e metabolismi dei lipidi da parte dei glucocorticoidi (cortisolo). Tutto questo può determinare una maggiore deposizione di grasso viscerale con aumento di insulino resistenza. In aggiunta il grasso viscerale secerne meno leptina di quello sottocutaneo, il che agevola un peggior controllo dell’appetito e del peso stesso.
A conti fatti il monitoraggio delle misure antropometriche, dela risposta della insulina al carico di glucosio, i livelli dei trigliceridi e del colesterolo, sono i migliori indicatori della situazione e più che altro sono gli elementi che prima dell’insorgenza dei disturbi indotti dall’obesità segnalano con i loro anomali livelli che la situazione non più nella norma.
Il controllo della alimentazione, una costante attività fisica (almeno 3-4 sessioni settimanali di 30 minuti ciascuna, di camminata veloce o di corsa) possono certamente riportare l’organismo nei limiti della norma anche con il peso, ma si deve volerlo.
Il peso eccessivo ed i rischi che questo induce si possono eliminare con la attività fisica e la dieta ma primariamente si eliminano se si usa la testa!
E veniamo alla mini review di questo numero, dedicata all’uso di un progestinico da poco entrato nel nostro prontuario e cioè il Dienogest. Si propone come una molecola dalle tante possibilità terapeutiche e certamente vede nella endometriosi un target primario. Vale la pena leggerla per saperne di più e per avere spunti sui questi nuovi progestinici.
Prof. Alessandro D Genazzani