Editoriale

La scienza al tempo del Coronavirus

Secondo Bill Gates era una pandemia annunciata. A conti fatti poteva essere immaginabile. È il Coronavirus un virus “biologicamente naturale” oppure è la risultante di esperimenti cinesi di cui si è perso il controllo? …difficile a dirsi. Certo è che da 10 settimane e più, siamo tutti in trincea con il lock-down per ridurre la diffusione del virus.

Dipende e dipenderà certamente da ognuno di noi l’evitare che le cose peggiorino. Il distanziamento sociale, non frequentarsi se non a distanza, o tutelati da mascherine e guanti quando usciamo dalle nostre abitazioni, temo che sarà la costante dei prossimi 6-12 mesi.

Stiamo certamente vivendo una esperienza collettiva che ci sta segnando la vita e forse anche insegnando molte cose circa il nostro prossimo futuro. Sicuramente dovremo ridisegnare il nostro modo di vivere. Subiranno ovvie conseguenze tutte le nostre attività, sia familiari che sociali e lavorative. Ma ne risentiranno certamente anche le nostre operatività da medici e specialisti.

Personalmente, per me che studio e faccio ricerca, questo tempo del Coronavirus, ha rappresentato un forte trauma ed un grande impedimento alla mia evoluzione. Chiuso, come tutti, in casa, abilitato solo a muovermi per andare in Ospedale per i turni, chiuse tutte le attività non urgenti o emergenti, praticamente stoppata ogni attività clinica di ricerca, mi sono ritrovato assieme a tanti altri ricercatori a cercare un canale per uscire in modo “virtuale” dalla quarantena che, cancellando i congressi, i meeting, i corsi, ci ha isolato e a fermato la diffusione della scienza. Ho certamente studiato, da solo, e scritto molto. Uno vero vantaggio il tempo di riflettere e porre su carta idee, pensieri.

Il Coronavirus ha fermato solo la scienza della comunicazione “ad personam”, cioè tra individui fisicamente l’uno davanti agli altri ma non quella dove si usa il collegamento digitale tramite il nostro PC o tablet o smartphone. Di fatto il Coronavirus ha determinato un salto evolutivo della comunicazione scientifica che da fisica (cioè essere fisicamente uno assieme all’altro nel medesimo luogo) è divenuta mediatica, legata cioè al collegamento tra media.

Di fatto questo trauma pandemico ha innescato un obbligo informatico, sia informativo sia per obbligo di aggiornamento scientifico, a abituarci sempre più al collegamento via WiFi, via rete DSL, via fibra. In poche settimane, dal lockdown praticamente, abbiamo visto una svolta generazionale informatica, giovani o anziani, tutti legati al collegamento via rete. Il settore che ha dimostrato il salto evolutivo più marcato è stata la scuola: la scuola comunica dal professore agli studenti con Google-meet o Zoom, si fanno lezioni ed interrogazioni, verifiche e compiti sono fatti via Web. E questo accade anche ed accadrà sempre di più anche per noi medici.

La teleconferenza sarà per ora la nostra unica via di collegamento con la scienza. Seguiremo e parteciperemo a webinar o sessioni di Corsi FAD usando i nostri PC o tablet. Interazione telematica. Qualcosa che fino ad un anno fa mi pareva difficile che potesse prendere piede rapidamente tra noi professionisti. Pensavo che poteva diffondersi certamente tra i giovani medici ma non tra gli over 50-55. Ma non è stato così, per fortuna.

Nel mondo sono saltati letteralmente centinaia di eventi scientifici di grande impatto rimandati o cancellati: il mondiale della menopausa (IMS) in Australia, il mondiale ISGE a Firenze, la Endocrine Society negli USA, e tantissimi altri. Ma dopo lo sconforto iniziale, il trauma psicologico, la ripresa della logica ha dominato e la cosa emersa in modo immediato è stata la necessità di comunicare comunque.

E questo dovremo continuare a fare. Comunicare e discutere della scienza e del nostro aggiornamento perché l’isolamento non ci spenga sia psicologicamente sia professionalmente.

Si prospetta quindi un modo nuovo di apprendere e comunicare la medicina, a distanza, interagendo in modo diverso. Sarà credo una esperienza assai stimolante, dovremo vere intuizioni e metodiche nuove di comunicazione. È e sarà comunque una nuova sfida, una sfida al lock-down, alla distanza sociale, alla prevenzione usando guanti e mascherine, alla attenzione a tutti i costi di spengere la pandemia. Il paradosso è che nella disgrazia del momento con tanti infetti e tanti deceduti, si conferma la necessità di un salto comportamentale ed evolutivo del nostro vivere. Una strana e traslata affermazione della legge di Einstein sulla conservazione di massa e energia, E = mc2, nulla si crea e nulla si distrugge. Continueremo a progredire solo con mezzi e con metodi nuovi, forse rispolverandone dei vecchi, torneremo a scrivere (quanti noi non scrivono da tempo, carta e penna alla mano, una lettera?), torneremo a leggere i libri, magari i pdf sui tablet, ma torneremo a sfidare la nostra abilità intellettiva pur di andare oltre e superare il momento. L’energia della scienza si conserverà, E = mc2.

Anche AIGE farà la sua parte. Comunicheremo e faremo scienza in modo evoluto e mediatico, interviste e weibinar. I tempi lo impongono ma ce lo impone la voglia di continuare a fare ciò che rientra nei nostri motivi costituzionali, fare cultura, educazione e scienza per la tutela della salute delle nostre pazienti.

Prof. Alessandro D Genazzani

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