Editoriale

…ma dove andremo a finire?

Un grande campione del passato, del ciclismo per la precisione, che forse molti anche se non tutti conoscono o ne hanno sentito parlare, recitava spesso queste parole, scuotendo la testa “ … gliè tutto sbagliato, gliè tutta da rifare … “. Era Gino, Gino Bartali, il grande antagonista sportivo di Fausto Coppi. Per chi non lo sapesse, Bartali non era solo un toscano ma un Fiorentino, badate bene, un fiorentino purosangue. Polemico e coraggioso. Tanto coraggioso e spudorato da salvare con il suo correre in bicicletta varie famiglie ebree toscane dai tedeschi durante la seconda guerra mondiale. Adesso il suo nome è legato ad un giardino di alberi, nel bosco degli Uomini Giusti, a Gerusalemme.

Essere dei giusti, questo è quello a cui tutti dovremmo aspirare, ma non è così. Dovremmo premiare per il merito, la dedizione e la bravura, ma non è così. All’Expò del 2015 rubano, al Mose di Venezia rubano …. il nostro è proprio un bel paese! E in tutto questo chi ci rimette siamo noi. E oltre noi, anche i nostri utenti e cioè i malati, coloro che avrebbero bisogno di noi.

Negli ultimi anni siamo arrivati ad imporre il numero chiuso per l’accesso alla facoltà di Medicina, ed adesso, new entry da quest’anno, ci sarà il Concorso Nazionale per accedere anche alle Scuole di Specializzazione. Un concorso nazionale dove il candidato dovrà banalmente affrontare dei quiz e per tale concorso a poco o nulla valgono eventuali mesi di frequenza pre e/o post laurea in una Clinica Universitaria come a praticamente nulla valgono eventuali pubblicazioni scientifiche prodotte.

Una vera rivoluzione! come no …. in peggio però! da quando è uscito il bando delle Scuole di Specializzazione le cliniche universitarie si sono svuotate. Non ci sono più i medici frequentatori, non ci sono più nemmeno gli studenti che frequentano ai fini delle tesi. Un deserto. Sapete perché? ovvio, non conta più nulla niente. Laurearsi è un giusto diritto, farlo per acquisire una cultura è cosa relativa, già si fanno con dei quiz gli esami di stato e adesso a seguire ci saranno quelli di accesso alle Scuole. E’ meglio stare a casa a studiare e magari uscire per lo Happy hour alla sera piuttosto che stare con i “babbioni” del mondo universitario in Ospedale o in laboratorio. Questo cambiamento porterà a perdere un capitale umano di giovani che imparano a fronteggiare con la frequenza non solo la loro capacità clinica di neo-laureati ma anche il loro apprendimento lavorando per progetti di ricerca e/o nuovi protocolli. Ed alla Università mancherà la possibilità di svelare tra questi giovani quelli che saranno i futuri Universitari, quella con la fiamma della ricerca e della scienza. Un vero peccato.

Analizzando bene la situazione me l’aspettavo questa evoluzione. L’Università italiana, nel mio caso quella della facoltà di Medicina, si è fatta ingabolare dal mondo della Sanità pubblica: non si può prescindere all’insegnamento della medicina se non si curano i malati. Verissimo. Ma adesso il medico Universitario fa il medico ospedaliero, fa le stesse cose e se è fortunato, come il sottoscritto, gli riducono del 25% il carico assistenziale rispetto ai colleghi ospedalieri, ma vi garantisco che mi sono fatto venire l’ulcera per ottenere questo “privilegio” che invece altro non è che un diritto, dato che il medico universitario deve fare il 50% dell’orario come assistenza rispetto al medico ospedaliero. Lo dice il Contratto Nazionale degli Universitari. L’Università Italiana e nemmeno le singole Università hanno mai alzato la voce, sempre hanno subito e permesso che i suoi dipendenti diventassero dipendenti delle Aziende Ospedaliere. Ma il peggio è alle porte e deve ancora venire!

Per accedere alla facoltà di Medicina si fa oggi un esame, a quiz, di cultura generale e su vari argomenti scientifici. Chi ha vinto il Grande Fratello? quale è la capitale della Georgia? la capitale d’Europa dove è, se c’è? quelli che entrano ce li troviamo noi poi sui banchi dei corsi universitari. Sono quelli che imparano a curare i malati coi quiz, con le App dello smartphone e con le cuffie per sentire gli One Direction e adesso avremo anche il concorso Nazionale per l’accesso alle scuole di specializzazione.

Mi rendo conto che ho quindi perso tempo, sempre e costantemente, per anni, a insegnare ai laureandi che mi capitavano (o che mi sceglievano) per la tesi su come si deve fare il medico e poi lo specialista, e quanto fosse importante capire la clinica e poi pensare alle diagnostiche anche strumentali per dimostrare o verificare una ipotesi. Avere giovani aspiranti medici o medici frequentatori è essenziale in quanto i giovani si fanno l’esperienza e imparano ed i vecchi, come il sottoscritto, trasmettono cultura ed informazioni e assieme a quei giovani portano avanti ricerca e didattica in modo dinamico. Per il futuro.

E adesso? direi tutto finito, il modello del medico che lo fa con passione è ormai tramontato. Ne sta sorgendo un altro, che non conosco. Già fare accedere a Medicina col quiz sul Grande Fratello ci ha stupito ma il Concorso Nazionale per le Scuole di Specialità ci ha tolto la credibilità di Docenti Universitari. Non abbiamo più nessuno che ci segue nel nostro lavoro, nella nostra passione di ricerca e di clinica, nessuno frequenta dopo la laurea perché nessuna sa dove mai sarà sbattuto, ammesso che passi l’esame, a fare la Specializzazione: a Modena, a Messina o forse Udine ….. che frequento a fare con Genazzani, tanto non è lui a farmi l’esame e tanto meno contano eventuali impegni nella ricerca con lui o la produzione scientifica per essere promossi al grado di “specializzando”.

Il valore quindi della formazione Universitaria è in estinzione, o forse è stata decisa l’estinzione dello spirito “da Universitario”, quello che faceva frequentare il giovane medico da subito dopo la laurea perché il lavoro pubblicato con anche il tuo nome era un grande risultato e valeva qualcosa, era il rimo traguardo di tanti altri, ma ora non più.

La velina, il calciatore, il tronista… devo rivedere i miei giudizi su queste nuove professioni. La mia è attualmente troppo impegnativa, troppo piena di aspirazioni e di aspettative deluse.

 Prof. Alessandro D. Genazzani

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