Editoriale

La metformina per la prevenzione del rischio del diabete

Ne avevamo già parlato ben 8 anni fa:  curare i livelli di glicemia e ridurre quelli di insulina è assolutamente fondamentale per evitare rischi a 10-15 anni di distanza. Adesso è divenuta certezza. È di fatto uno studio pubblicato su Diabetes Care nel mese di marzo di quest’anno che da chiarezza sull’effetto preventivo dell’uso della metformina in pazienti che in età giovanile/adulta presentino glicemie ai limiti superiori della norma e che presenteranno un rischio di malattia diabetica alto entro i 10-15 anni successivi se non cambiano lo stile di vita e/o non prevengano tali rischi con anche l’uso di metformina. E ad avere i rischi ancor maggiori sono le donne, in specie quelle che abbiano avuto un diabete gestazionale, magari con storia di PCOS e/o di sovrappeso/obesità protrattasi nel corso della gravidanza.
Una storia annunciata diciamo noi di AIGE! una storia che abbiamo già affrontato e discusso con gli specifici suggerimenti clinico pratici già nel 4° corso residenziale AIGE di Firenze (Novembre 2015) dal titolo Obesità e diabete in Ginecologia Endocrinologica: dalla adolescenza alla menopausa avanzata e adesso il tema ritorna ancor più attuale.
Lo studio pubblicato recentemente mette ben in chiaro come l’uso preventivo della metformina in pazienti che ancora non hanno un diabete riduca il rischio di sviluppare diabete di tipo 2 nell’arco di 15 anni, in special modo nelle donne che abbiano un rilievo anamnestico di diabete gestazionale. In pratica da questo studio si ricava un messaggio chiaro e cioè che il beneficio è evidente indipendentemente dall’avere segni di diabete in atto o no.
La cosa su cui dobbiamo soffermare la nostra attenzione è la rilevanza dell’azione preventiva ed il basso costo dell’intervento di prevenzione. Che nella società occidentale moderna si curi poco la qualità alimentare è un dato di fatto ma a peggiorare le cose si sono aggiunte situazioni di eccesso alimentare (in specie in età infantile e adolescianziale) e la poca considerazione sulle semplici regole di prevenzione attraverso gli stili di vita quotidiani.
Lo studio sostanzialmente documenta che l’uso della metformina in persone con un alto rischio (glicemia alta) riduce il rischio di sviluppare un quadro di diabete tipo 2 a pochi anni di distanza. A tutt’oggi la metformina è un farmaco sicuro ed economico, che può dare disturbi gastro-enterici ma solo quando usato ad alte dosi (2-3 gr die) ed è comunque ben tollerato dalla maggior parte dei pazienti. In base a questo studio ed ai molti precedenti che hanno trattato il problema della iperinsulinemia compensatoria del/della paziente obesa, una attenzione dietologica e l’uso di una dosa minima efficace di metformina potrebbe rappresentare la vera soluzione per la prevenzione del diabete. Va ben detto che mentre la prescrizione della metformina è appropriata in caso di diabete, la sua prescrizione in caso di sovrappeso/obesità o solo rialzo glicemico e/o iperinsulinemia senza segni chiari di diabete è considerata off-label.
Ma l’esperienza clinica è ormai consolidata. I ginecologici di tutto il mondo da anni, come il sottoscritto, prescrivono la metformina alle pazienti che chiari segni anamnestici e clinici che possano suggerire il rischio di un diabete in un futuro non lontano. Ovvio che stile di vita appropriato e anche un appropriato ed intelligente uso di integrazione che amplifichi la insulino sensibilità (con inositoli e/o alfa lipoico) sicuramente fanno la loro parte, probabilmente permettendo un uso di dosi di metformina più contenute e meno disturbanti, in specie in chi è francamente obeso.
Sostanzialmente si conferma il detto popolare “siamo ciò che mangiamo”. La scienza ce lo ha confermato evidenziando in modo indiretto come mangiare male per quantità e qualità dei cibi procura dei rischi crescenti di diabete e con questo, entro pochi anni, di avere alterazioni della vista, della funzione renale, della funzione cardiaca e circolatoria, di avere ipertensione con alte probabilità di infarti e/o ictus.
Quale è la morale di tutta questa storia? una sola. La nostra evoluzione è stata quasi esclusivamente di tipo intellettivo più che metabolico negli ultimi 50-60 mila anni. Abbiamo imparato a procurarci il cibo, a conservarlo, a modificarlo per mangiarlo più tardi (un esempio? facendo formaggio dal latte) ma col solo risultato di indurci pian piano a mangiare di più, a stoccare sempre più energie sotto forma di grasso.
A questo la nostra biologia non sa fare fronte … per centinaia di migliaia di anni ha patito la fame e si è organizzata per stoccare quel poco che di eccesso ci fosse stato nella alimentazione … il problema è che oggi mangiamo tutti i giorni e anche troppo ma la abitudine a stoccare il surplus ci è rimasta … questo ci fa aumentare di peso e fa aumentare tutti i tipi di rischi che ben conosciamo.
Direi che non abbiamo molte altre scelte, mangiamo meglio, consumiamo un poco di più e se proprio siamo messi male aggiungiamo col consiglio del medico un po’ di metformina per prevenire ulteriori disastri nel futuro.

Prof. Alessandro D Genazzani

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