Editoriale

…. e pensare che per l’uomo mangiare è sempre stato un problema!


Quando si deve trovare delle soluzioni per i propri pazienti spesso si cerca di trovarle tra le cose più facili e semplici da realizzare. Quando si parla di eccesso di peso e di controllo alimentare, è molto semplice per tutti dire “stia a dieta”. Parlare di dieta significa fare un programma ed un progetto alimentare per cui il o la paziente dovrà stare a delle regole e, se vuole ottenere il risultato della riduzione del peso, dovrà certamente seguirle in modo attento.
Sappiamo bene come l’eccesso di peso, dal banale sovrappeso, possa lentamente portare all’obesità se non si focalizza che si deve prestare attenzione. Le alterazioni antropometriche che volgarmente misuriamo in kg sulla bilancia come possono essere così difficili da controllare e contenere? ma come ha fatto la specie umana ad arrivare a questa lento e progressivo scivolare verso l’obestità e le sue patologie?
La mia indole di fiorentino purosangue ha subito pensato, in modo goliardico, che il vero ed unico colpevole non poteva essere che il povero Cristoforo Colombo: oltre a scoprire l’America nel 1492, l’anno successivo, col suo rientro in Europa, aveva portato con se le nuove colture agricole, e cioè quelle della patata e della canna da zucchero. In pratica le basi “vegetali” per il maggiore apporto di amidi e zuccheri con la alimentazione.
Ma è qui che la domanda sorge spontanea: come è possibile che la specie umana si ritrovi, dopo centinaia di milioni di anni di lenta evoluzione, a subire dei problemi dovuti all’eccesso di peso e dei danni organici quali il diabete, e le tante malattie ad esso correlato, come i disturbi cardiovascolari, ossei, respiratori, unicamente innescate dall’eccesso di tessuto adiposo e dalle alterazioni indotte da questo? A conti fatti siamo una specie che si è evoluta in modo lento e progressivo, divenendo la specie dominante sia per eccellenza cognitiva che biologica. Bene o male abbiamo surclassato le altre specie e siamo divenuti i migliori su questo pianeta.
Riflettendo su questi aspetti, ho intuito che qualcosa di diverso è accaduto nel corso della nostra storia evolutiva. Dal giorno in cui l’ominide alla cui specie apparteneva Lucy, la femmina il cui scheletro fossile risale a 4 milioni di anni fa, l’evoluzione ha determinato degli adattamenti precisi e specifici che hanno posto le basi dell’uomo moderno, cioè noi. La cosa che colpisce è che per qualche centinaio di milioni di anni questi ominidi hanno stentatamente sopravvissuto raccogliendo e masticando bacche, foglie o radici delle zone dove vivevano. E non erano questi luoghi casuali. Questi ominidi popolavano il cuore dell’Africa, zone caldo temperate dove le temperature non erano certamente mai troppo basse e dove il cibo, per gran parte di tipo vegetale, non mancava quasi mai, come quello animale e quindi la carne, per gran parte rossa, ovviamente.
È interessante e particolare il riflettere sul fatto di come la nostra specie, ma certamente anche decine di altre specie, siano nate, evolute e sopravvissute per gran parte della loro storia evolutiva, per alcune fino alla estinzione, sempre restando in Africa. Se si guarda un mappamondo si capisce il perché. Si è molto prossimi all’equatore, l’inverno quasi non esiste, le temperature sono calde ma verso i tropici sono temperate e anche umide permettendo una accettabile sopravvivenza. Una specie di paradiso se si confronta e si pensa a ciò che 1-2 milioni di anni fa accadeva sul nostro pianeta verso i poli, nord e sud. Durante quei tempi, svariate centinaia di millenni fa, il nostro pianeta andò subendo profondi cambiamenti climatici, con incredibili modificazioni ambientali le ultime delle quali sono giunte fino quasi ai nostri giorni se si pensa che la storia del nostro pianeta data circa 4,5 miliardi di anni. Ebbene in quei periodi la terra andò più volte incontro a cataclismatiche glaciazioni, con estensione e retrazioni del ghiaccio delle calotte polari che arrivarono dal polo nord fino all’area del mar mediterraneo e dal polo sud fino a quasi la punta meridionale del continente africano. Chi abitava in mezzo all’Africa subiva poche influenze da quel gelo … ma chi stava più a nord aveva certamente vita non facile!
Ebbene, sopravvivere e trovare cibo era un problema in zone temperate figuriamoci dove invece il freddo la faceva da padrone. La biologia della nostra specie, nelle centinaia di migliaia di anni ha evoluto un sistema atto a proteggere ed a salvare l’uomo dal mangiare poco o nulla. In effetti tra maschio e femmina della nostra specie ci sono differenze sostanziali, da sempre, in termini biologici: il maschio è assai più resistente alla fame e fisicamente è più prestante rispetto alla femmina perché è lui quello che deve procacciare il cibo, di qualsiasi natura. Alla femmina spetta il compito di gestire la riproduzione intesa come “gravidanza”. Compiti ben diversi ma che vedono in ambedue un grande bisogno di energie! cacciare il cibo richiede masse muscolari e prestanza fisica, migliaia di calorie da bruciar per cercare il cibo, raccoglierlo, oppure per inseguirlo e cacciarlo. Ma alla femmina occorre molto di più, pur senza correre o muoversi: se ci dovesse essere la gravidanza sono necessarie migliaia e migliaia di calorie per far si che madre e feto arrivino al termine del percorso delle 40 settimane di gestazione!
Questi elementi spiegano in modo chiaro come mai alla donna, la femmina della nostra specie, basta la perdita di peso, anche lenta, ma progressiva e non recuperata in tempi successivi, per alterare la ciclicità mestruale fino ad annullarla (amenorrea) con un solo preciso scopo: impedire la gravidanza ad una donna che in quel momento è certamente sotto alimentata e il segnale della perdita di peso è un indicatore preciso che non ci sono energie sufficienti quasi al mantenimento della donna figuriamoci al mantenimento e gestione di una ipotetica gravidanza. Ed ecco che si impedisce in modo reversibile le funzioni riproduttive con il blocco funzionale ipotalamico. In epoche preistoriche molte donne erano in amenorrea con il possibile recupero della ciclicità quando di cibo se ne trovava di più.
Tutto questo è più che normale, plausibilmente semplice e chiaro. Un meccanismo sottile di tutela della specie. La nostra infatti è una specie fatta dalla sommatoria di singoli, tra cui le donne …. Se la mancanza di cibo impediva alle donne di una certa zona di avere gravidanze, il blocco riproduttivo dava maggiori chances di sopravvivere nel futuro, se le cose cambiavano. Certamente le gravidanze potevano essere ottenute da altre donne in altre zone dove il cibo non mancava. La specie poteva andare avanti.
Ed in effetti è andata avanti, molto direi! se si scorre il libro della storia del mondo ci si rende conto che il problema “cibo” è stato superato in epoche assai recenti e non proprio dappertutto. Potremmo generalizzare e dire che la qualità della vita per l’uomo è cambiata un poco con l’evoluzione da homo antecessor (estinto 1 milione di anni fa) a homo erectus (estinto 200 mila anni fa) a homo neanderthalensis (scomparso 30 mila anni fa). Solo con l’homo sapiens e poi sapiens-sapiens si arriva ad una sufficiente organizzazione anche per la gestione del cibo…. ma si mangia ancora poco e siamo alle porte della storia, delle grandi civiltà.
In pratica l’uomo ha patito la fame per milioni di anni, ha migliorato la sua qualità di sopravvivenza nei 20 mila anni prima di Cristo e ha cominciato a cavarsela mille anni prima di Cristo, quando di li a poco è partita la storia di Roma. Paradossale che possa sembrare, in questo percorso evolutivo/storico non si è mai parlato di sovrappeso o obesità. Il perché? perché non esistevano i presupposti per l’eccesso alimentare essendosi questi realizzati solo un poco negli ultimi 10 secoli (dopo Cristo) con le prime grandi invenzioni agricole, di allevamento e di procacciamento/produzione di cibo, esplose alla ennesima potenza negli ultimi 2-3 secoli recenti.
La biologia della specie umana non ha mai avuto modo di toccare con mano e fare fronte per milioni di anni all’eccesso di cibo, anzi, prorpio per questa tragica condizione da fame perenne ha evoluto un sistema di protezione che fa accumulare solo cibo, anche poco, purché un poco ne venga introdotto, in modo da averne disponibile più tardi. Sapete quante volte si cibava l’homo di neanderthal? …… di media ….. 1-2 volte ….. ma alla settimana ! ebbene, chi di voi oggi ha fatto pranzo oggi può ritenersi fortunato e senza danni potrà ripranzare la prossima settimana. Noi siamo biologicamente programmati a superare queste latenze alimentari ma purtroppo non possiamo impedire alla nostra biologia di stoccare in continuazione il troppo cibo che mangiamo, e pur anche prestando attenzione, mangiamo 3 volte al giorno ! forse troppo ?
Ecco spiegato il mistero: non siamo biologicamente evoluti a fare fronte al troppo cibo disponibile e questo ci trova biologicamente impreparati ed indifesi. Se proviamo a riflettere ci rendiamo conto di come incidano in modo predominante le malattie negli obesi rispetto ai magri: diabete, ipertensione, infarto, danni osteo-articolari, polmonari, infiammatori, oncologici ed altri ancora. La percentuale di sovrappeso colpiva il 10% e di obesità il 5% degli italiani all’inizio del secolo. Oggi siamo alle soglie del 20-25% di obesi e con un 25-30% di sovrappeso, a restare bassi.
La nostra biologia non ha capacità, non si è evoluta in modo specifico per proteggerci dall’esagerato stoccaggio di risorse ed energie, ossia di grasso e zuccheri. 100mila anni fa il sovrappeso, per quanto raro, era un indice di grande capacità a procurarsi il cibo, oggi al contrario è un chiaro indizio di una lenta progressione verso un decadimento metabolico che potrebbe portare con l’obesità ad un rischio metabolico-funzionale in grado di ingenerare, dalla buona salute, patologie organiche capaci di accorciare la vita e di renderla dura e difficile.
Non ci siamo evoluti, come specie, in modo specifico per questo mondo moderno ed opulento, con troppo cibo disponibile e consumabile ogni qual volta si voglia. Abbiamo evoluto la capacità di logica e di produzione di cibo molto, forse troppo velocemente, e per questo ne abbiamo troppo disponibile in modo facile. MA la nostra biologia è ancora ferma a milioni di anni fa.
Dovremmo riflettere noi medici per primi e cercare di insegnare alle nostre pazienti come la biologia sia in grado di gestire la nostra salute, la nostra riproduzione con molto meno. Ovviamente non con l’esagerazione del controllo del cibo, non certo con la magrezza esagerata.
“In medio stat virtus” recitavano i latini. Applichiamo l’attenzione e la logica, anche sulla nostra alimentazione. D’altronde pare che siamo la specie, per ora, più evoluta in capacità logica su questo pianeta.

Prof. Alessandro D Genazzani

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